waste as cultural heritage. Una conversazione pubblicata su volume 55

Chi mi conosce sa che sono un lettore appassionato di Volume, una rivista periodica olandese edita da Archis Foundation, che tratta temi di architettura e urbanistica da un punto di vista particolare, con focus sulla ricerca, sulla tecnologia e su una serie di questioni che spesso (ahimè!) non sono incluse nell’ambito del progetto.

Perciò, sono particolarmente lieto di far parte del nuovo numero della rivista, il #55 e il primo del 2019, intitolato Intangible cultural heritage. Qui di seguito un breve estratto dell’introduzione:

To think of heritage is to think of protecting and preserving our presence in the past. Heritage is a buzzword; it informs discourse about our identity, reminding us not just of who we were, but who we are. But another lesson to be learned from history is the necessity of change and dynamism. What we want to preserve and why we want to preserve it is not set in stone, although we may have thought so for a century. In Volume #55: Intangible Cultural Heritage we dig into the politics and practices of safeguarding the intangible; we look at the kick-back effects on tangible cultural heritage; and wonder if institutionalizing preservation of the intangible is in fact a threat to its own survival. ††

A pag. 39 si trova Waste as Cultural Heritage, una conversazione condotta da me insieme a Francesco Degl’Innocenti, editor della rivista, che peraltro ringrazio per la bella e importante opportunità concessa. †Nella conversazione ci confrontiamo sul valore insito negli scarti che la società produce, in che modo ciò che definiamo waste può essere invece un patrimonio per il futuro.

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Si tratta di riflessioni ulteriori che si sviluppano a partire dalla mia dissertazione di dottorato.

Sono lieto di questa pubblicazione per ovvie ragioni, ma lo sono anche perché Volume rappresenta un modo molto intelligente di fare editoria. Fino al 2017 è stato un quadrimestrale che proponeva un formato a metà tra il libro e il quaderno, con contributi molto interessanti e pungenti ed una particolare cura per grafica e impaginazione. Dopo il restyling, l’editore ha optato per una uscita annuale e ha rivisto il formato, proponendo la rivista con un aspetto da newspaper, sia per il tipo di carta, sia per l’uso dei titoli che per l’impaginazione in colonne tipica dei giornali, ma anche per il raro ricorso alle immagini, usate prevalentemente in bianco e nero.

Scelte coraggiose che valorizzano i contenuti e rendono il prodotto più riconoscibile sul mercato. Ma non posso dimenticare un aspetto fondamentale per cui ho il piacere di leggere questa rivista: ZERO pubblicità!

Qui un interessante video per comprendere come nasce la rivista.

Già, perché leggere meno, leggere meglio è un vantaggio per tutti. Buona lettura!

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